UNIVERSITA' URBINO CHIUDE LAUREA GRAFOLOGIA

 

Grafologia
Chiude l’unico corso di laurea in Italia. Lo volle Carlo Bo nel ‘77

Ci hanno scritto fine

Criteri minimi: troppi professori a contratto

di Lorenzo Luzi

 

Sinuosa, parca, disuguale metodicamente. E una firma in armonia con il testo". Pacifico Cristofanelli, uno dei più eminenti grafologi italiani descrive così la grafia di Carlo Bo. Con la sua firma lo storico rettore dell'Ateneo ducale ha dato vita nel 1977 all'accordo che ha accolto per la prima volta la disciplina grafologica all'interno del mondo accademico. Un percorso in crescita che va avanti da 28 anni. Ora il corso non c'è più e chiunque volesse iscriversi alla laurea in grafologia da settembre non potrà più farlo, almeno in Italia. Dal 30 di aprile il corso è ufficialmente interrotto, nel silenzio istituzionale. "Tutto è iniziato con il decreto ministeriale 15/2005" racconta il professor Glauco Ceccarelli, presidente del corso di Laurea di Tecniche Grafologiche. Con questo decreto il ministero dell'Istruzione Università e Ricerca (Miur) ha imposto a tutti i corsi di laurea di soddisfare dei "requisiti minimi" per poter ricevere i finanziamenti governativi, essere riconosciuta legalmente come Laurea e per poter riproporre ogni anno la propria offerta formativa. Il Preside della Facoltà di Scienze della Formazione Massimo Baldacci ha spiegato che "purtroppo il Senato accademico e il Consiglio di facoltà hanno dovuto riconoscere che il corso di Grafologia non rientrava né nei requisiti qualitativi, né in quelli quantitativi imposti dal ministero". In sostanza i professori di Grafologia che insegnano nel corso sono troppi, ma non sono professori laureati in grafologia. Allora: come fanno ad esserci 'professori' in una disciplina per cui nemmeno esistono i concorsi? "Negli ultimi anni - continua Baldacci - abbiamo sperato che il Ministero creasse una Classe disciplinare per la grafologia come è stato fatto per altri discipline: Scienze Motorie o Discipline dello spettacolo delle arti e della moda, per esempio". Ma la cosa non è stata fatta e oggi il corso si trova nella spiacevole circostanza di avere studenti, anche ventenni, che si laureeranno in una disciplina che il Ministero non fa rientrare nella sua classificazione. "È strano conclude il Preside Baldacci - perché esistono molti ambiti professionali in cui da anni i grafologi operano, con ruoli anche di responsabilità".
"C'è un sottobosco italiota di associazioni altisonanti e di pseudo scuole e università prive di riconoscimento giuridico, che tuttavia ‘sfornano’ periti e consulenti come panini", racconta Saverio Fortunato, vicepresidente del Collegio Periti Consulenti (organo riconosciuto giuridicamente dal Ministero di Grazia e Giustizia). "I danni che questi ‘esperti’ fanno sono incalcolabili per l'uomo della strada, che invece vorrebbe solo giustizia".
Insomma una figura riconosciuta socialmente che non trova un riconoscimento accademico e scientifico.
Mariangela Furlani segretario dell'Agi, l'associazione grafologica italiana, parla di rottura grave. "Dopo 25 anni di collaborazione prima come scuola diretta speciale poi come diploma universitario e infine come corso di laurea, oggi la fine di questo corso segna la fine di un sodalizio: quello tra Università e Istituto Grafologico Moretti, che ha riportato importanti risultati nella tradizione grafologica italiana.
Dopo la chiusura del Corso di laurea in grafologia presso la Lumsa di Roma l'università di Urbino era rimasta l'unica a credere in questa disciplina. E d'altra parte avrebbe potuto riscontrare un aumento di interesse essendo l'unica sede accademica italiana".
E al Ministero che si dice? Non si dice nulla di ufficiale. Il documento è stato spedito, il presidente della facoltà ha sollecitato la questione con il direttore generale del Miur Antonello Masia, ma non si è ancora avuta risposta. Presso gli uffici del sottosegretario Siliquini, che il 10 maggio ha parlato sul Messaggero di "razionalizzare" l'apparato universitario, nessuno sa nulla di questa richiesta e c'è il rischio che la documentazione inviata dall'Università di Urbino sia finita negli ingranaggi dell'apparato burocratico del Miur. "Di che cosa ci sta parlando scusi? Qui di casi come quello di grafologia ce ne sono centinaia" ci hanno risposto. Insomma da più di tre mesi presso il Ministero circola una domanda di deroga redatta dal Consiglio di Facoltà di una Università che conta circa 20.000 studenti e nessuno pare averla letto. Anche se il "Ministro non cancellerà di imperio i corsi non idonei", come ha dichiarato la Siliquini, di fatto ha messo fuori legge il corso di grafologia. Intanto nei tribunali si ammettono come prove perizie grafologiche redatte da esperti che si definiscono tali solo con un'iscrizione alla Camera di Commercio, da molti scambiata erroneamente per un albo. Tutta colpa della burocrazia?

(21 maggio 2005)

 


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