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La psichiatria è una pseudoscienza perché come oggetto di studio si prefigge il compito arduo di voler capire, curare e prevedere l’imprevedibile, ossia la psiche umana. E' scienza d’autorità, perché pretende d'essere creduta una scienza non per la validità di quanto afferma, ma per l'imperio di chi la teorizza. Nell'autorità rientra, ovviamente, anche l'uso di un linguaggio medicalizzante.
Se la
medicina usa la diagnostica non per etichettare i comportamenti, ma per
individuare alterazioni degli organi del corpo e risponde ai criteri di
sensibilità, unicità e specificità, la psichiatria, invece, stigmatizza i comportamenti e
psichiatrizza i sintomi senza soddisfare i criteri della diagnostica. E' una
teoria utile sul piano teorico e della semeiotica, ma inutile nel campo forense, per il modo di
come oggi è studiata ed applicata: col mito della malattia mentale. Se la
psichiatria deve svolgere attività forense allora non può limitarsi ad
aggiungere alle proprie conoscenza qualche articolo del codice penale, è
necessario ancorarla ad una metodologia, in modo che si vincoli a criteri di
scientificità. La psichiatria forense è una condizione necessaria ma insufficiente per capire il crimine: sia perché dietro ogni crimine non necessariamente c'è una patologia (se la malattia non è un crimine, allora il crimine non è una malattia); sia perché scambia la stigmatizzazione per diagnosi e la diagnosi per la perizia. Non è in grado di ancorare le proposizioni ad un rigore logico. Non riesce a dimostrare quanto afferma. Non è possibile verificare nessun risultato cui giunge con la ricerca dell’indagine; inoltre, in quanto scienza d’autorità, non procede per tentativi ed errori, ma per certezze e non ammette errori. Ultimi (ma non ultimi) danni alla giustizia sono sotto gli occhi di tutti. Si passa dalla perizia a Cogne sulla capacità di intendere e volere analizzando l’imputata in televisione (senza capire che la TV è l’arte dell’inganno per essenza, perché racchiude in sé tre arti della finzione: la recitazione, la pittura e la fotografia), all’accertamento dell’abuso mediante il test (stile "Settimana Enigmistica") e l’approssimazione, come accaduto nel caso di Rignano Flaminio.
La
Pubblica Accusa, per accertare l’abuso ai bambini, s’affida alla psichiatra di
turno, dottoressa
Marcella Battisti Fraschetti,
73 anni.
Lo scenario di fantasia costruito dall’espertissima, catapulta il paesino di
Rignano di oggi nel 1692 a Salem, nel Massachussetts. La psichiatra si è servita di questa intuizione parascientifica:
«Per mia esperienza, e per
quanto se ne sa, il gesto
delle orecchie più naso é tipico degli omosessuali o meglio dei rapporti anali,
in quanto favorisce il rapporto e stimola il piacere con una contrazione
dell'ano»[1]Poi,
ha dato ai carabinieri un bel quiz[2]
da sottoporre a tutti i genitori dell’asilo, le cui domande (ascientifiche)
erano: L'errore
grossolano della psichiatra è non essersi resa conto che un test, un qualunque test, di per sé è inattendibile
perché dipende da tante variabili che lo rendono inutile in senso oggettivo e
forse utile in senso soggettivo (ossia, per chi lo interpreta con l'occhio che
vede quello che cerca). Anzitutto, non è possibile verificare: a)
l'attendibilità di chi risponde (vale a dire, se lo fa con convinzione sincera o
di facciata); b) se l'intervistato ha davvero compreso le domande per il senso
che le ha attribuito chi prepara il test, oppure ha risposto dando a ciascuna di
esse un proprio senso o un non-senso? E fin qui sul piano degli adulti. Evviva la psichiatria!
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fonte:
www.canali.libero.it/ |
Pubblicato in rete il 16.5.2007 |