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Lo avevamo scritto subito
il 9 giugno 2008, appena letto i giornali locali: "Questa
inchiesta è tanto suggestiva quanto dannosa". Il sunto del
nostro articolo era: "Attenti all'errore giudiziario e a
costruire mostri". Si erano messi di impegno, i giornali "La
Nazione", "Il Tirreno" e le televisioni locali, tutta la
grancassa mediatica a inseguire il nulla investigativo.
Giovani ragazzi pieni di speranza inchiodati da uno scenario
investigativo di fantasia, tanto suggestivo quanto pericoloso,
l'unica "colpa" ascoltare musica dark. Alcuni di loro sono stati
arrestati, tutti perquisiti nelle loro abitazioni, gli è stato sequestrato
il
computer, sbattuti in prima pagina, messi alla gogna mediatica,
con i titoli e servizi che già anticipavano una condanna senza
che nessun tribunale avesse emesso una sentenza. E poi la
conferenza stampa in pompa magna dalla procura! Che allarme
sociale!
Oggi, dopo due anni, la nostra analisi è confermata: tutti
assolti, tutti a casa. E' un lieto fine, certo, poteva finire
come l'ennesimo errore giudiziario, invece la storia è partita male, ma non è finita peggio.
Un processo però è sempre una
pena, come diceva Calamandrei. Nessuno però risarcirà quei
ragazzi per le umiliazioni subite, l'angoscia, l'ansia, l'etichettamento
e lo stigma che hanno subito. Nessuno. Va dato atto però al
Pubblico Ministero che ha visto l'errore investigativo evitando
di trasformarlo in errore o inganno giudiziario, è corso ai
ripari chiedendo l'archiviazione. Ha chiuso positivamente il
cerchio il Gip di Firenze, leggeremo le motivazioni della
sentenza di assoluzione, sperando
che il giudice suggerisca anche la chiusura della squadra antisetta, perché il
problema è proprio questo, a pensarci bene: se c'è una squadra
antisetta, allora una setta da qualche parte occorre pur
vederla! Altrimenti la squadra a che serve?
Leggi l'articolo lungimirante di
Saverio Fortunato del
2008  |
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